venerdì 30 maggio 2014

Recuperando sogni

Oggi la mia strada passa attraverso Castello, il quartiere alto e antico della mia città. Stradine strette e affollate di vento, scorci di un azzurro polarizzato solcate da sbuffi di nuvole di cotone e d’improvviso, quando meno te l’aspetti, girato l’angolo si spalanca il paesaggio, il mare, il porto con le navi ormeggiate, la laguna ricamata dai voli dei fenicotteri, ombre di colli in lontananza, il tramonto dai colori indescrivibili, la vita che ti invade tutta d’un colpo dalle porte degli occhi, lasciandoti senza fiato.



Inserito in questa cornice, un quadro, che in realtà è una storia. La storia di una donna dal nome fiorito e benedetto che ha scelto di raccontare piccole storie, in apparenza insignificanti, perché riguardano oggetti dimenticati. Anzi, abbandonati. Dentro i cassonetti della spazzatura. Oggetti per i quali qualcuno aveva decretato la fine, una fine ingloriosa e silenziosa.
Fino al momento in cui occhi addestrati dalla speranza, attenti a cogliere il bello anche là dove ormai è scomparso, o non c’è mai stato,  hanno carezzato vecchi legni scorticati, tavolini dalle gambe tremolanti, scaffali zoppi, comodini troppo tristi e deboli per scacciare la solitudine della notte. Ed è nata l’idea del recupero, anzi, della riabilitazione.
Da questo sentimento di tenerezza, misto forse ad entusiasmo e un briciolo di paziente follia, è nata una mostra. Il tema dei fiori, declinato nei vari colori e nelle varie forme, ma sempre con estremo gusto e delicatezza, ha sottolineato, quasi come una firma, ogni lavoro di restauro.



E poi, particolare degno di nota, ogni mobile, ogni sedia, ogni tavolino o scaffale, aveva davanti a se un biglietto di presentazione, col nome di chi aveva reso possibile, grazie alla sua segnalazione, quella rinascita.
Un senso di delicata bellezza è quanto mi porto dentro da questo viaggio nel passato che risuscita a nuova vita e si fa presente.
Oggi ho potuto carezzare  con lo sguardo i sogni resi reali da mani sapienti e da un cuore pieno di amore.

Si, perché anche attraverso un semplice mobile recuperato da un cassonetto e restituito all’ammirazione, può passare un messaggio profondo e coraggioso. Un messaggio di speranza dentro una bottiglia gettata nel mare della nostra indifferenza. Grazie Rosa Maria.

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