Oggi è il giorno
della Madonna del Carmelo. Ci parla di un cammino di ascesi, costellato
di fatiche. E di doni celesti. Cammino che riguarda ognuno di noi, credenti e
non credenti, riottosi o zelanti, animati dalla gioia e oscurati dal timore. Saliamo
al monte. Protesi verso la cima, verso il mistero dell’Incontro.
Il Monte Carmelo,
dove il profeta Elia, che lì dimorava in una grotta, vide la Vergine che si
alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando quella
pioggia che avrebbe salvato Israele dalla siccità.
Immagine della
fecondità e della vita che Maria ha donato al mondo attraverso il Verbo divino,
suo Figlio.
Sion – Sinai (Horeb) – Monte Carmelo – Tabor (Hermon) – Monte degli Ulivi – Calvario (Golgota): nomi che racchiudono la storia e il cammino dell’umanità
e di ogni singolo uomo. Luoghi che ci parlano di un popolo chiamato alla gioia.
Parlano di noi.
Sion è il monte
della fede. E’ il luogo dove Dio è sceso per incontrare l’uomo, dove Dio ha
incontrato Abramo, padre di molte genti, primo patriarca dell’ebraismo, dell’islam,
del cristianesimo.
Su quel monte
Abramo è salito per offrire tutto quanto aveva di più prezioso: l’unico figlio,
come segno di una fede totale in Dio.
Sion è il monte dove
Dio mette alla prova della verità il nostro si.
Sinai (Horeb),
dove Mosé, ricordando l’esperienza dell’incontro con Dio nel roveto ardente, dice
che “Il Signore vi parlò dal fuoco, voi
udivate soltanto una voce di parole, un suono di parole, ma non vedevate alcuna
figura”.
In quel luogo
abbiamo ricevuto la Legge che non tramonta e dove conosciamo la potenza di Dio
e le sue illuminazioni.
Sul Tabor Gesù ha
mostrato ai suoi tre discepoli prediletti la propria Gloria nella
Trasfigurazione.
E’ il monte delle “tre
tende”, il luogo dove ristorarsi nella visione contemplativa di Dio e godere
della Sua Presenza.
Luogo del consolazione e
della rivelazione.
Il Monte degli
Ulivi, alle cui pendici stava il Getsemani, il giardino dove Gesù essudò sangue
per il gran soffrire, come preludio alla Passione del Venerdì Santo.
A questo Monte
sono legati tanti avvenimenti della storia ebraica, contenuti nell’Antico
Testamento.
E a questo Monte,
secondo le dichiarazioni dei profeti, è legato un avvenimento futuro. E’
infatti il luogo prescelto da Dio per il giorno del Giudizio e la risurrezione
degli uomini retti, quando tutte le nazioni saranno fatte scendere nella Valle
di Giòsafat (Valle del Cedron) e il Signore poserà i suoi piedi spaccando il
Monte in due.
Luogo del
giudizio, del momento definitivo.
Calvario. Basta il
nome ad evocare dolore brutale, apparentemente senza ragione. Privo di bellezza
perché ad un primo sguardo inutile.
Scandalosa. Un Dio vero non si fa uccidere in quel modo orrendo. Un Dio vero
non si fa uccidere.
Eppure è proprio grazie
a questo dolore in apparenza privo di senso se la Storia umana, la nostra
storia, ha cambiato rotta.
Da Quel giorno, Calvario
è il luogo del dolore e dell’offerta totale di se stessi. Offerta d’amore
feconda, fino alla fine dei secoli. Perché così è stabilito.
Ed oggi possiamo celebrare con gioia, insieme a tanti, la festa della Madonna del Carmelo. La festa di una
salita faticosa, a tratti buia e indecifrabile, verso la propria cima. Accompagnati da
una mano materna.
"Dio non è nel
vento che spacca la roccia, non è nel fulmine, nella folgore, non è nel
terremoto che sommuove la terra", ma semplicemente Dio è in “un mormorio di
vento leggero”.
Voce. Suono.
Silenzio.
E’ tutto quanto ci
accompagna nel nostro cammino verso la cima. Verso la nostra Montagna. Felice cammino.
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