giovedì 15 maggio 2014

Sotto un cavalcavia

Ti hanno trovata così, crocifissa sotto un cavalcavia. Si dev'essere incatenato in segno di protesta, ha pensato qualcuno da lontano nel vedere la tua ombra indistinta.
In realtà le tue proteste nessuno le aveva ascoltate e la tua anima è fuggita velocemente lasciandosi indietro un corpo martoriato dal male che non ha perché.
Faccio fatica ad immaginarti imprigionata in quel tempio di carne umiliata. Fragile, infreddolita da un lungo viaggio tra i flutti gelidi e sconosciuti di un pianeta dimenticato, non da Dio: dall’uomo.

Mi chiamo come volete che mi chiami e sono quella che volete che io sia, ma non sono una bambola di pezza. Sono tempio di Dio.



Mi è giunto l’eco del tuo grido, un messaggio lanciato dentro la notte della ragione umana.
Eppure anche nella notte più nera sopravvive una piccola luce che non si spegne mai. Una luce che non acceca, perché è discreta e attende di essere guardata. La luce della coscienza. Ha una voce delicata. Con soffio caldo sussurra poche parole, quelle giuste. Parole di libertà.

Ascoltiamola.



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