La madre, in
Oriente, per svezzare il proprio bambino si colora il seno di nero. Così il
bambino non lo desidera più e in qualche modo avverte che la madre lo costringe
ad allontanarsi da lei.
Lo svezzamento può
provocare, nel piccolo, rabbia verso la sua mamma, perché gli toglie il cibo e la
sorgente del piacere. Lo priva del senso di protezione, tanto prezioso e
consolante. Ma anche la mamma patisce il distacco. E’ un gesto che costa ad
entrambi. Un passo che richiede sacrificio e determinazione al bene, che va
compiuto quando arriva il tempo giusto. Nel tempo stabilito per quella
crescita.
Solo così il
bambino può essere accompagnato ad entrare in una fase diversa, verso una
conquista. Un passo importante verso la sua futura indipendenza.
Essere madri non è
semplice. Essere madri è una missione per la quale è richiesta generosità nella
donazione di sé. Generosità nella rinuncia all’esclusiva. Amore. Umiltà nella
disponibilità ad imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Essere madri è,
semplicemente, un grande dono. E a fronte di ogni dono, come Dio ci insegna con
la Parola e con la Vita, c’è sempre una grande responsabilità.
Penso a San
Giovanni Battista, che come voce di uno che grida nel deserto ammoniva di
preparare le vie del Signore, raddrizzare i suoi sentieri.
In qualche modo, lo associo alla
missione che ogni madre ha verso il proprio figlio: preparare le vie del futuro,
raddrizzare i sentieri difettosi, colmare i burroni delle mancanze, spianare i
colli della superbia.
E, di fase in
fase, colorarsi il seno di nero e, con disinteressato amore, predisporsi ai
salutari distacchi. Seppure dolorosi. Rendendoli infine autonomi e capaci di
camminare per il mondo. Liberi.
Madre è chiunque
sappia aiutare uno dei nostri piccoli, dei nostri giovani, a crescere. Essere
madre, essere genitore, è un dovere di ogni adulto che sia davvero tale. Non è
un diritto. E’ un grande dono.
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