"Mi dai la
mano?" – chiede lui. Ma la ragazza lo guarda con gli occhi attoniti di chi
ha visto troppo per la sua giovane età. Sembra non capire.
Appostato nell’ombra,
un cecchino aveva colpito sette birilli con braccia e gambe, lasciandoli stesi
in mezzo alla polvere tinta di rosso. Lei si era salvata fuggendo come una
lepre davanti al cacciatore e si era andata a nascondere dietro un portone
verde speranza, dove stava rintanato un altro cacciatore. D'immagini.
Con voce calma le
ripete: "Mi dai la mano?". A quella strana domanda segue un silenzio
che odora di terra bruciata, di zolfo infernale. Tutt'attorno, come una cappa,
un fetore di morte. Ancora alcuni colpi di fucile. Poi, di nuovo, silenzio. Lei
guarda l'uomo attraverso il muro della sua disperazione, tirato su troppo in
fretta da cuori crudeli. Con gesto lento, gli tende una mano fredda e sudata.
Le loro mani si annodano. Quelle dita incrociate parlano di bisogni sepolti
sotto cumuli di macerie, raccontano sogni mai sognati.
Una granata esplode
in lontananza, cupa, feroce. Poi muoiono anche i suoni. Da bambina, solo pochi
anni prima, le avevano raccontato che il silenzio era la musica degli angeli. Ma
quello che ora l'avvolge è una musica oscena e irreale. La stretta di mano si fa
più intensa. I battiti del cuore dilatano le sue pupille, già così piene di
rovine.
"Quanto manca
a domani?" – sussurra lei, come parlando a se stessa.
"Perché? -
chiede l’uomo in tono leggermente stupito - hai qualcosa d'importante da fare domani?".
"No".
"Allora?
Perché vuoi saperlo.”
"Così...".
Un brivido sulla
schiena le congela i pensieri. Lui l’accoglie tra le braccia e insieme si siedono
su un gradino consumato da infiniti passi. Aspettano. Forse un momento di calma
per tornare da qualche parte di quel mondo sottosopra.
"Fai le
foto?" – sussurra la ragazza.
"Sì. Lavoro
per un giornale italiano".
"Chi te lo fa
fare?".
"Cosa?".
"Stare qui.
Rischiare la vita".
"Oh, certo,
non mi costringe nessuno. Ma sai, credo ancora nella pace. Credo nella forza della
verità. Nell'amore. Credo ancora nell'uomo…”
Senza accorgersene,
le stringe più forte la mano. Gli occhi fissi verso un punto indefinito, sussurra:
"Sai, adesso
noi, qui, proprio qui, siamo seduti davanti alla porta del futuro. Io lotto per
poterti ancora dire che qualcosa cambierà".
La ragazza lo fissa
a lungo, poi, con un filo di voce, replica:
"Anch'io voglio
sperarlo... ma non ci credo più".
"Non
arrenderti. Non farlo mai! A proposito... domani è domenica…"
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