Masticava in
silenzio
la sua vecchiaia
tra i sussulti
di un pullman di
città.
Tra le mani un
bastone,
più generoso di un
figlio.
Lo sguardo ormai
spento
tradiva la resa al silenzio
di un intorno
indifferente.
Quale vita al
mondo
avrebbe riscattato
il dolore dell’amore
mancato.
Le domande
cadevano giù
dal sedile un po’
unto,
tra brusche
frenate
e inciampi di
mente.
Chi sa dire lo
spreco.
Le domande si
impigliavano
tra i granelli di
polvere del finestrino,
come schermo
in cui scorre un
film visto e rivisto.
Chi sa dire lo
spreco.
Un universo quasi
immobile,
avvolto in un
bozzolo di tempo,
a segnare i
confini precisi
della sua
solitudine.
Potevi vederlo
tremare
come un bambino
pieno di paura.
Un’altra fermata,
uno sbuffo
sinistro dei freni,
cambio di gente.
Lui lì,
affondato in un
freddo presente,
oltre le voci
chiassose,
oltre il ricordo
di Dio,
verso il mistero
del dopo.
Chi sa dire lo
spreco…
Nessun commento:
Posta un commento