«Volevo
essere con te. Non osare dimenticarmi. Ti Amo tantissimo, il mio desiderio è
che tu non mi dimentichi mai. Stai bene amore mio. A ama R». Un brevissimo
scritto trovato su un pacchetto di sigarette che ha viaggiato su un barcone di
ferro e che il mare ha consegnato alla pietà delle coste siciliane, il testamento
di un ragazzo alla sua amata, ripescato tra le tante lettere diverse nelle
lingue eppure simili nel dolore acuto e nella speranza struggente. Come quest’altra,
di un giovane di nome Samir, chiusa in una busta di plastica e mai arrivata a
destinazione: «Mio adorato amore, per
favore non morire, io ce l’ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono
arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga.
Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che
farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in
Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro.
Ti amo, tuo per sempre Samir».
E poi le foto dei parenti lasciati in patria, documenti,
oggetti vari. Uno smalto rosso sul ponte della nave insieme alle cose
raccattate e gettate in fretta e furia dentro una borsa, prima di fuggire verso
la vita. Forse.
Mi appaiono in sequenza accelerata gli sguardi
inebetiti dal dolore davanti all’occhio della telecamera che documentava le
operazioni di soccorso della Nave Libra della Marina Militare Italiana, che
nell’ultimo anno è stata impegnata lungo le nostre coste per strappare ad un
tragico destino migliaia di migranti, compresi donne e bambini, in fuga dal sud
del mondo: Nigeria, Etiopia, Palestina, Egitto, Ghana, Eritrea.
Insieme a quegli sguardi inebetiti, mi appare vivo
lo sguardo del Comandante della Nave Libra – il Tenente di Vascello Catia
Pellegrino – prima donna in Italia al
comando di una nave militare. La stessa nave che l’11 ottobre del 2013 ha salvato 214 migranti
durante un terribile naufragio. Una data storica da cui è nata l’operazione
Mare Nostrum.
Un bellissimo film documentario racconta gli ultimi 60 giorni di Catia al
comando della sua nave, ci fa innamorare del coraggio di una giovane donna che
con grande determinazione e generosità ha messo tutte le sue energie, insieme a
quelle del suo equipaggio, al servizio degli ultimi, guidando la nave tra i morti
sparsi ovunque per dare soccorso ai superstiti.
Gli occhi di Catia scrutano il mare, pronta ad
incrociare lo sguardo ferito di chi affida se stesso e tutto il suo mondo a
mani fraterne. Con pochi ordini decisi al suo equipaggio, dirige le operazioni
di soccorso per salvare quanta più gente possibile. Catia è instancabile e il
suo sguardo è sempre pronto ad incrociare il bisogno, perché, come afferma «Quando si riesce a salvarli, ogni sacrificio
ti scivola sulla pelle. Come schizzi di acqua di mare…».
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