La persecuzione contro i cristiani non si ferma,
anzi, cresce di giorno in giorno ovunque nel mondo. Pochi giorni fa Papa
Francesco denunciava la crisi in Medio Oriente, dove da duemila anni i
cristiani confessano il nome di Gesù e dove le persecuzioni e le violenze
avvengono “nell’indifferenza di tanti”.
Soprattutto in Siria e in Iraq, dove il terrorismo
ha assunto dimensioni spaventose e inimmaginabili e, come nei peggiori incubi, sembra
scomparsa la coscienza del valore della vita umana.
Con questo segno ن. corrispondente alla venticinquesima lettera dell’alfabeto
arabo (Nūn, equivalente alla nostra "n", iniziale di "Nazareno") i seguaci del califfato
islamista (ISIS) stanno marchiando le case e gli edifici dei cristiani in Iraq.
Così tanti di loro sono stati brutalmente costretti
ad abbandonare le loro case, senza aiuti e senza rifugio, e ora sono come
agnelli circondati dai lupi. Nell’indifferenza di tanti, come denuncia il Papa.
Ma che fine ha fatto l’uomo?
Ci sono grida innocenti che spaccano in due
il cielo.
Ci sono lamenti che straziano il cuore di
Dio.
Ci sono verità che vanno guardate negli
occhi. E c’è la nostra incomprensibile ignavia che
raccoglie sulle nostre teste il nostro futuro tormento. La storia insegna.
Pochi versi di Primo Levi, per non dimenticare…
Voi che vivete sicuri,
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
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