Oggi ho letto su internet una lettera scritta da un
uomo, un durissimo attacco alla Chiesa e ai cristiani. Visti i tempi, niente di
strano. Tanti usano fare il tiro a segno su coloro che ancora resistono nel
tenersi stretta al cuore la fede, nonostante i venti contrari soffino sempre
più forte e sempre più ferocemente. Ma quella lettera, nonostante gli insulti
al Cielo che a tratti sfioravano la bestemmia, mi ha colpito al cuore. Mi ha
intenerita. Credo che l’intenzione di chi l’ha scritta fosse ben altra, i toni
non lasciavano spazio a dubbi. Eppure, al di là di ogni ragionevole
perplessità, ho provato un senso di grande dolore. Non per me. Per lui. Tra le
righe sporche, in mezzo a tanto strepito, ho sentito con chiarezza che in
quelle parole palpitava un’anima ferita, o profondamente delusa. Quel dolore così
vivo e chiaro ha cancellato in me ogni residuo di barriera mentale: non vedevo più
da una parte i cristiani, impegnati a difendersi, e dall’altra i nemici della
Chiesa. Il suo grido disperato è rimbalzato dentro le pareti di un grande noi
che tutto accoglie, dove c’è spazio e cibo e calore e amore per l’altro. Anche l’altro
che sfoga la sua rabbia e il suo dolore sulla tua carne tenera. Ma la sua è
piagata. Allora mi sono messa davanti alla mia piccola candela di Gerusalemme…
e ho pregato per noi.
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