lunedì 12 maggio 2014

Il signore del fuoco

A quest’ora della sera le dune di sabbia proiettano lunghe ombre che lambiscono il mare, piatto come un lago. Un profilo di luna veglia ondeggiando dall’alto del cielo.


La ricerca mi conduce nei luoghi della memoria. Da chissà dove, tra le nebbie lattiginose, ecco risalire alla mente le scene di un sogno un poco sbiadito. Mi siedo sulla sabbia e guardo verso l’orizzonte...


Il signore del fuoco è lì, seduto sulla sabbia, ammantato di silenzio.
Prepara da dieci lune il suo incontro col destino.  Lei arriva puntuale, dopo un lungo cammino sulla riva ricamata di schiuma, gli occhi di argento brunito che trafiggono l'aria, due raggi di lama sottili e sapienti.
Gli si siede di fronte, dentro al cerchio di carboni ardenti disegnato con cura. Dopo attimi sospesi nell’eternità, l’uomo e la donna si prendono le mani, guardandosi fissi fino all’anima. Il sole scivola dietro le dune. Arriva il buio. E di nuovo la luce, poi di nuovo buio. Passa il tempo, tanto tempo.
I capelli dell’uomo brillano di fuoco anche quando la notte è orfana di luna. Gli occhi di lei sono fissi, spalancati verso uno spazio infinito, mentre il suono misterioso del silenzio tesse attorno a loro geometrie di scale che salgono verso un cielo dai colori sempre nuovi.
 Il vento passa e ripassa tra i due corpi immobili e attenti, a volte giocando, a volte infuriandosi e mugghiando, senza mai riuscire a smuoverli, a spaventarli. Senza riuscire a disserrare le loro mani.
Su di loro si rincorrono le stagioni, un carosello di colori li trasforma. Ricoperti di neve, carezzati dai profumi di primavera, bruciati dall'estate. E poi nuovamente autunno.
Il vento ruggisce d’invidia nel tentare di sciogliere il nodo delle loro mani, ci soffia contro con forza. Strappa loro le vesti, ne scolpisce i corpi immoti, leviga le asperità dei profili, ne disperde i capelli e le ciglia. Ma non riesce a domare quegli occhi scavati di stanchezza che cercano verità.
Col tempo i loro sguardi prendono corpo, diventano due ponti sottili e forti; e all’arrivo della primavera su quei ponti fioriscono le rose e i loro petali profumano la spiaggia. E quando, volteggiando dolcemente, si adagiano sulla sabbia, in quel punto nasce un'altra rosa.
Pian piano è tutto un fiorire di rose di ogni colore.

Un petalo bianco, trasportato dal vento, si è impigliato su un ramo d'oleandro cresciuto lungo gli argini di un fiume ciottoloso e ormai asciutto.
Su quei ciottoli riposa la speranza. Al profumo intenso del petalo, si sveglia dal breve sonno e, seguendo l'invisibile scia, arriva fino al ponte di rose.
Una luce dorata si sprigiona con forza dall'antica scultura levigata dal vento. Alla luce si accosta leggera la felicità. Tra loro è subito armonia.
Più in là, una madre con la sua bimba giocano a rincorrersi sulla spiaggia. Le loro grida di libertà salgono su, su, fino in cielo. Si confondono con le risate dei gabbiani. Sulla sabbia, le loro orme informi si rincorrono verso un futuro ancora da scoprire. 



Ora, stanche e spettinate, sono arrivate fin sotto il ponte lucente, attirate dal profumo dei fiori. Si lasciano cadere senza ormai più fiato per la lunga corsa. La bambina si getta sul corpo della madre e insieme creano un nuovo corpo che respira al ritmo del gioco, si arrotola e si scioglie come un'onda sulla riva. La bambina si alza e scappa portando con sé risate di cristallo. La madre, rimasta a terra, guarda il cielo libero da nubi, avvolta da una nostalgia di bellezza ormai dimenticata.
L’uomo dai capelli di fuoco la vede da lontano. In quel preciso istante il suo cuore tormentato si placa. Quelle orme informi, che si srotolavano sotto i suoi piedi, gli avevano suggerito la via.
La raggiunge sotto il ponte. Senza dire una parola.
Gli occhi della donna sono di argento brunito. Gli occhi dell'uomo fiamme sognanti. In silenzio, si prendono la mano. Una luce dorata, sprigionandosi dall'antica scultura, li avvolge in un istante. I cristalli impuri delle loro anime si fondono per poi ricomporsi in nuovi gioielli di luce. La speranza li sorprende nell'attimo stesso in cui una pioggia di petali di ogni colore esplode su di loro.
Da quella pioggia nasce un rivolo, che ingrossa sempre più, diventa torrente impetuoso. Presto è un fiume in piena che traccia nuove strade verso il futuro, un fiume che spazza via le paure, libera il respiro ingabbiato, ora potente e profumato di vita. Mentre il fiume, inarcandosi in un guizzo, si getta fecondo nel mare.

Apro gli occhi. Oggi l’aria profuma di rose.


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