Il tempo corre con
passo veloce. Dalle tv, dai tablet che ormai hanno colonizzato le nostre case e
le nostre vite, straripa e incalza un tempo dal respiro sincopato, il respiro
corto della cronaca. Le notizie del giorno sono state soppiantate da quelle dell’ultim’ora,
ma il mondo globalizzato impone un passo ancora più frenetico e sui social
network la notizia viaggia leggera in tempo reale.
Ridotto prima all’osso,
poi completamente annullato il tempo della memoria, il respiro lungo della
storia. C’era una volta una storia. C’era una volta la storia…
Quando ero
piccola, mi piaceva tanto ascoltare le storie che mio padre mi raccontava:
storie della sua giovinezza, storie del suo paese, storie di boschi e di
animali. Ora che sono adulta, è rimasta mia madre a raccontare la sua storia, a
tramandare i ricordi di un mondo che oggi non vedo più. Non so se fosse
migliore o peggiore, so soltanto che erano le sue, le mie radici, e che da
quelle storie di fatiche quotidiane, di povertà vissuta a tratti nell’orrore
della guerra, di piccole gioie ritagliate nel tessuto della semplicità ma ricche di
innocente bellezza, provengo anche io. I tratti di queste due vite, la sua e
quella di mio padre, hanno dato vita ad una storia che mi ha accolto e fatto
crescere, ed è il mio nido, la storia che tramanderò ai miei figli, insieme quella del padre.
E di storia in
storia cresce in noi un senso di appartenenza al mondo, le nostre storie si
intrecciano dando vita ad una grande rete che tutto attraversa e di cui tutti facciamo
parte. La Storia.
C’era una volta la
Storia, con la sua memoria e tutti i suoi insegnamenti.
Ora c’è il tempo
reale.
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