Qualcuno ha detto
che nel cuore di ogni giovane è nascosta la spinta a morire per una causa
nobile, mentre all’uomo maturo è chiesto il sacrificio di vivere umilmente per
essa. Fino alla fine.
A monte di questo
c’è la scelta di un valore in cui credere. Uno scopo più forte di tutto per il
quale lottare e morire, che ci fa sentire vivi e che da un senso ai nostri
giorni. Qualunque sia la condizione in cui ci troviamo ad operare.
A valle, la
battaglia quotidiana che ci vede impegnati sotto lo stendardo dei nostri principi
e della nostra fede, di qualunque natura sia. Sì, perché la fede non è
prerogativa dei religiosi, o dei laici credenti ma appartiene a chiunque. C’è
chi ha fede in un altro essere umano, in una squadra di calcio, nella propria
bellezza, nel piacere, nel denaro, nel successo, nel potere, e su questi fonda
la propria esistenza e i propri sforzi. C’è chi ha fede in Dio. Nel Dio che è
amore.
Paolo VI, che
verrà beatificato domani, diceva che si predica solo attraverso l’amore. Parlava
anche di “civiltà dell’amore”. E qualunque civiltà si costruisce, prima di
tutto, dentro la famiglia, questa piccola comunità dove un uomo e una donna si
sono liberamente scelti e amandosi hanno dato vita ad un altro essere umano da
proteggere e crescere, fino a renderlo capace di compiere quelle scelte di
campo che lo vedranno pronto ad offrire i propri sacrifici e la propria vita
per esse.
In questo modo partecipiamo
alla creazione. E siamo tutti chiamati a partecipare, con le nostre azioni, con
le nostre parole, a costruire quella civiltà dell’amore in cui tutti vorremmo
abitare. Prima di tutto nella nostra famiglia, che diventa così una piccola
Chiesa domestica.
C’è una divina
Parola che crea e che continua a creare in un presente senza fine, in un tempo
fuori dal nostro ma che già lo abita per rivelarci l’eterno. Il tempo senza
fine della Gerusalemme celeste, a cui però si contrappone la nostra Babilonia
in terra, quell’inferno dove il tempo è denaro, dove il tempo è in mano ai
potenti, dove il tempo del piacere scorre diversamente dal tempo del bisogno e
non se ne prende cura. Il tempo del diritto ad ogni costo che lascia ogni
dovere all’altro, anche quello di difendere la vita stessa. Compresa la vita di
chi è impegnato a costruire Babilonia.
Mi è sempre più
chiaro perché qualcuno ha detto che nel cuore di ogni giovane è nascosta la
spinta a morire per una causa nobile, mentre all’uomo maturo è chiesto il
sacrificio di vivere umilmente per essa. Fino alla fine… Io scelgo la
civiltà dell’amore.
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