mercoledì 16 settembre 2015

La strada interrotta

La strada non è quella che porta a casa. Porta lontano. In direzione opposta. Tutta la vita di prima è rimasta dietro una fila interminabile di piedi in marcia, piedi che hanno calpestato stive arrugginite e soffocanti, stipate di corpi umani accatastati come merce di scarto. Piedi che hanno attraversato mari in burrasca, approdando in terre troppo spesso inospitali. La guerra, il terrorismo, la fame, la ricerca di una vita degna di un essere umano, sono ragioni che per alcuni non bastano a giustificare una fuga precipitosa. Non sono sufficienti per invadere le terre altrui. Ho davanti agli occhi le immagini di questa marcia triste, tanto triste da spezzare il cuore. Una giovane mamma cammina tenendo per mano i suoi due bambini, anche loro con un fagottino sulle spalle. Due paia di piccoli piedi che percorrono a fatica strade sconosciute e ostili. Vedo lo sguardo della bimba, non avrà che sette-otto anni, scorrere lento sul filo spinato che delimita il confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Tra chi ha ancora il diritto di vivere e chi non ce l’ha più. I suoi occhi cercano lungo il cammino una risposta. Qualcuno può dargliela?


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