sabato 25 ottobre 2014

Catia Pellegrino e gli ultimi giorni per gli ultimi

«Volevo essere con te. Non osare dimenticarmi. Ti Amo tantissimo, il mio desiderio è che tu non mi dimentichi mai. Stai bene amore mio. A ama R». Un brevissimo scritto trovato su un pacchetto di sigarette che ha viaggiato su un barcone di ferro e che il mare ha consegnato alla pietà delle coste siciliane, il testamento di un ragazzo alla sua amata, ripescato tra le tante lettere diverse nelle lingue eppure simili nel dolore acuto e nella speranza struggente. Come quest’altra, di un giovane di nome Samir, chiusa in una busta di plastica e mai arrivata a destinazione: «Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro. Ti amo, tuo per sempre Samir».
E poi le foto dei parenti lasciati in patria, documenti, oggetti vari. Uno smalto rosso sul ponte della nave insieme alle cose raccattate e gettate in fretta e furia dentro una borsa, prima di fuggire verso la vita. Forse.
Mi appaiono in sequenza accelerata gli sguardi inebetiti dal dolore davanti all’occhio della telecamera che documentava le operazioni di soccorso della Nave Libra della Marina Militare Italiana, che nell’ultimo anno è stata impegnata lungo le nostre coste per strappare ad un tragico destino migliaia di migranti, compresi donne e bambini, in fuga dal sud del mondo: Nigeria, Etiopia, Palestina, Egitto, Ghana, Eritrea.
Insieme a quegli sguardi inebetiti, mi appare vivo lo sguardo del Comandante della Nave Libra – il Tenente di Vascello Catia Pellegrino – prima  donna in Italia al comando di una nave militare. La stessa nave che l’11 ottobre del 2013 ha salvato 214 migranti durante un terribile naufragio. Una data storica da cui è nata l’operazione Mare Nostrum.
Un bellissimo film documentario racconta gli ultimi 60 giorni di Catia al comando della sua nave, ci fa innamorare del coraggio di una giovane donna che con grande determinazione e generosità ha messo tutte le sue energie, insieme a quelle del suo equipaggio, al servizio degli ultimi, guidando la nave tra i morti sparsi ovunque per dare soccorso ai superstiti.
Gli occhi di Catia scrutano il mare, pronta ad incrociare lo sguardo ferito di chi affida se stesso e tutto il suo mondo a mani fraterne. Con pochi ordini decisi al suo equipaggio, dirige le operazioni di soccorso per salvare quanta più gente possibile. Catia è instancabile e il suo sguardo è sempre pronto ad incrociare il bisogno, perché, come afferma «Quando si riesce a salvarli, ogni sacrificio ti scivola sulla pelle. Come schizzi di acqua di mare…». 

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