Deve essere caduto
a qualcuno troppo frettoloso e distratto, perso in un tempo dove non c'è più tempo neppure per se stessi. O forse è stato perso in un conato di
razionalità, quella tagliente e lucida, che ruba senza pietà lo spazio del cuore.
Caldo, ancora
umido di sangue rosso e lucente. I due ventricoli pare si fronteggino nel cercare
di trattenere tutto per sé il liquido prezioso ancora in circolo. Chissà a chi apparteneva.
L'ho quasi calpestato mentre contemplavo rapita un camino immenso, quasi un
forno crematorio, posto al centro di una arena dove ogni giorno si ripete lo spettacolo della battaglia per la conquista del posto migliore. Stavo lì, imbambolata davanti a quella bocca vorace che sembrava
aspettare con infinita pazienza qualcuno da inghiottire nelle fauci
antropofaghe. Una specie di subdolo mostro pronto a divorare tempo e pensieri. Il
crepitio della fiamma grande come un incendio mi ipnotizzava, trattenendomi in
quel paesaggio surreale sepolto dalla cenere, dove qualcuno aveva perduto il
cuore. Povero cuore abbandonato.
Fuori dal corpo,
la tua sorte è segnata. Potrei farti uno spazio nel mio petto, ma vorrei prima
avere il tempo di capire cosa ti porti dentro. Sai, ho paura dell'odio, non mi
piacciono gli scatti d'ira, temo l'angoscia. Ma nel tuo battito lento e ritmato
mi pare di cogliere un grande bisogno di verità. Ora sento che pulsi
all'unisono col mio. Solo che tu sei un po' affaticato. E' normale, vista la
situazione.
Vorrei poterti
fare delle domande ma so bene che non mi puoi rispondere. Magari potresti
provare a cambiare il tuo ritmo per darmi dei segni di assenso o diniego. Non è
poco.
Parlo con te. Ho
bisogno di te. Ho bisogno che tu continui a vivere. La cenere calda ha
conservato in te la vita quel tanto che basta per essere trovato. A questo
punto avrai capito che la tua unica speranza di vita è di essere accolto in un
corpo amorevole. Non so se io ne sono capace, ma ci voglio provare. Col tuo
aiuto.
Tremi, hai paura.
Eppure questa è l’unica via: entrare nell’altro.
Forse il tuo
vecchio padrone ti aveva gelato col freddo del suo egoismo. Forse ti sei
gettato fuori dal suo corpo a capofitto, rischiando di morire sul colpo, o di
rimanere schiacciato sotto i piedi di qualcuno, o di consumarti in una crudele
agonia.
Non so quale sia
la tua storia, e non m'importa neppure. Ciò che invece voglio è offrirti
l'urgenza che ti è dovuta. Vuoi vivere? I battiti accelerati mi dicono di sì.
Ora andremo insieme verso la fiamma vitale che permetterà l'intimo incontro tra
noi. Io sono pronta.
Ecco, le mie mani a
coppa ti accolgono come una culla.
Io credo... credo
nell’Amore. Ora sei in me, pulsi in me, vivi in me, ridi con me, piangi con me,
per me, dentro di me, con me senti, conosci, ami.
Non c'è confine
che ci separa, non è mai esistito. Ti ho trovato fuori dal mio corpo, buttato,
abbattuto, ma eri mio, sei sempre stato mio.
Perché la tua vita
è parte della mia stessa vita. E la mia è parte della tua. Ora forse l’hai
capito anche tu. Siamo figli dello stesso Padre. Un Corpo solo.