giovedì 19 marzo 2015

La donna invisibile

Ieri un’amica mi ha inviato il video di una testimonianza che mi ha colpita e che ho trovato particolarmente bella. Ne ho trascritto il testo. Dedicato a chi non si sente ascoltato, guardato, amato. A chi vive alle periferie della vita. A chi è solo. 


E’ iniziato gradualmente, entravo e dicevo qualcosa e nessuno se ne accorgeva: “Abbassa la tv per favore” – e non succedeva niente. Ripetevo più forte: “Abbassa il volume!” Alla fine mi toccava farlo da me. Poi l’ho notato in altre occasioni. Ero a una festa con mio marito, era ora di andare. Lui stava parlando con un amico. Mi avvicino e lui continua a parlare. Non si è nemmeno voltato. Allora ho iniziato a capire: non può vedermi. Sono invisibile!
Allora l’ho notato sempre di più. Accompagno mio figlio a scuola, la maestra gli dice: “Jack, chi era con te?” – e mio figlio: “Nessuno”.
Ha cinque anni, ma… nessuno?
Una sera festeggiavamo il ritorno di un’amica. Era stata in Inghilterra e raccontava del viaggio. Guardavo le altre donne, io mi ero truccata in auto, avevo un vestito vecchio addosso, i capelli in disordine, mi sentivo patetica. La mia amica mi dice: “Ti ho portato questo”. Un libro sulle cattedrali d’Europa. Non capivo. Poi leggo la dedica: “Con ammirazione per la grandezza di quello che costruisci senza essere vista”.
Non sappiamo i nomi dei costruttori di cattedrali. Vedi queste grandezze, cerchi il nome, dice: “Costruttore sconosciuto”. Lavoravano senza pretendere di essere notati. Si racconta di uno di loro, stava intagliando un uccello su una trave che sarebbe rimasta coperta dal tetto. Qualcuno gli dice: “Perché perdi tanto tempo per una cosa che nessuno vedrà?”. Lui rispose: “Perché Dio vede”.
Sapevano che Dio vede tutto. Spendevano la vita per un lavoro gigantesco che non avrebbero visto finito. Giorno dopo giorno. Alcune hanno richiesto più di 100 anni di lavoro. Più di una vita di lavoro. Giorno dopo giorno, con sacrificio, senza gloria. Impegnati in un lavoro che non avrebbero visto finito, un edificio che non avrebbe portato il loro nome.
Un autore dice: “Non si faranno più cattedrali perché non ci sono più uomini capaci di questi sacrifici. 
Ho chiuso il libro e sentivo il Signore dirmi: “IO TI VEDO, TU NON SEI INVISIBILE PER ME. Nessun sacrificio è troppo piccolo perché io non lo noti. Vedo ogni pasticcino che sforni, ogni tuo lavoro e sorrido ogni volta. Vedo ogni tua lacrima di delusione quando le cose non vanno come vorresti, ma ricorda: stai costruendo una grande cattedrale. Non la finirai nella tua vita, non ci abiterai dentro, ma se la costruisci bene ci abiterò io”.
A volte la mia invisibilità mi affligge, ma non è mai una malattia che mi distrugge. E’ la cura per la malattia dell’egoismo, è l’antidoto per il mio orgoglio. Va bene che non mi vedano, va bene che non sappiano.

Non voglio che mio figlio dica ai suoi amici: “Non sai cosa fa mia madre: si alza alle quattro, cucina, pulisce, lava.” Faccio tutte queste cose ma non voglio che lo dica. Voglio che voglia venire a casa e voglio che dica ai suoi amici: “Casa mia ti piacerà”. Va bene che non vedano, non lavoriamo per loro, lavoriamo per Lui, ci sacrifichiamo per Lui. Non vedranno se lo facciamo bene ma preghiamo che il nostro lavoro sia un monumento alla grandezza di Dio!

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