La salita al colle si fa più faticosa. Sarà che è iniziata
la primavera e la terra si fa più vicina al sole. Intorno la natura vibra
di colori e ronzii e profumi che risvegliano la mente e l’aria brulica di vita
e di attività, come un grande alveare a cielo aperto.
Un piccolo seme volteggia davanti al mio viso. Mi pare di
sentire la sua voce.
Oggi mi sono staccato dal tuo corpo, madre, e mi sono
ritrovato a volare. Sfiorato dagli uccelli, a mia volta dotato di piccole ali
lanuginose che brillano al sole di aprile, ho sorvolato un manto di verde pulsante.
Sopra di me l’azzurro infinito.
Mi sembra di vivere un sogno. Sono cresciuto aggrappato alle
tue cellule, dapprima un piccolo seme, infinitesimale, poi, via via, più grande
e più forte. Ho succhiato da te la vita, mi hai offerto energia perché il mio
corpo completasse il suo ciclo di crescita. Ed ora è arrivato il momento di
andar via.
Avevo sempre cercato di immaginare il mondo oltre i nostri
confini. Già l’intravedevo. Ombre, fruscii di colore, piogge di luci. E la tua
voce. Incessante, un’onda fremente, scivolosa, fresca e benefica, qualche volta
cupa, sorda, gigantesca. Mi sentivo sballottato, cullato, ninnato. Non avevo
paura. La tua forza mi rassicurava. Ma nei miei piccoli giorni cresceva il
desiderio di sapere cosa viveva più in là, a chi appartenevano quelle altre
voci che in certi momenti creavano un’armonia sulla quale era bello navigare e
lasciarsi trasportare fino a sfiorare, col fiato sospeso, una vetta
irraggiungibile. Ma io quella vetta volevo toccarla, guardarla, conoscerla.
Volevo nascere.
E’ bastato un soffio d’aria e il filo che ci univa di colpo
si è spezzato. Un attimo di stupore e poi, a cavallo del vento, su una minuscola
sella di speranza, è iniziato il mio viaggio verso la conoscenza, attraverso la
storia del mio popolo immobile e maestoso, custode dei segreti della terra.
Un piccolo seme che sfiora la mia guancia, mi racconta la
storia di un popolo.
Rimango incantata nello scoprire quanta saggezza si nasconde
dietro ogni vita. Dentro il creato. Scopro con gioia di far parte integrante di
questo grande alveare dove ogni cosa ha un suo posto e un suo ruolo preciso.
Unico e irripetibile. Sento in modo intenso e doloroso la bellezza di esistere
dentro questa vita. Così com’è. Così come sono.
Acqua che affiora dal lago profondo dell’essere. Sorgente di
vita.
E un piccolo seme che toccherà terra. Marcirà. Farà nascere
una nuova vita.
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