sabato 12 aprile 2014

Via ogni crocifisso

Non ricordo bene quando, ma ad un certo punto ho avuto la certezza che gran parte degli accadimenti della mia vita, in particolare quelle situazioni che sbrigativamente definiamo “coincidenze”, erano stati in realtà veri e propri appuntamenti di preparazione all’unico, grande appuntamento della vita: l’incontro con Te, Gesù.
E’ impossibile descrivere questo viaggio dello spirito, questo senso di meraviglia che ti compenetra e ti trasforma poco per volta, quasi a tua insaputa, in una persona nuova.
O forse è più corretto dire, molto più semplicemente, che ci restituisce quel senso di Grazia e Bellezza della prima infanzia.
A volte mi sento come una bambina, una bambina adulta che un giorno ha finalmente deciso di aprire davvero la porta del cuore e si è trovata di colpo davanti ad un tesoro di delizie mai immaginate prima e solo vagamente percepite nei momenti di maggiore ispirazione.
La consapevolezza di questa nuova vita, la gioia di cui mi riveste e la pace con la quale mi difende come scudo, non eliminano le insidie e le prove disseminate lungo il cammino. Semplicemente, le rendono sopportabili. Piccole o grandi che siano. Capisci che Qualcuno ti sostiene e cammina al tuo fianco. Solo che tu lo voglia.
Il vero Cireneo sei Tu, Gesù.
Sapevi, vero, che risuscitare il tuo amico Lazzaro, avrebbe comportato la tua condanna a morte? Che questo gesto di amore fraterno avrebbe definitivamente legittimato i tuoi nemici nel decretare che ormai non c’era più tempo da perdere e che bisognava eliminarti per evitare che crescesse troppo la tua credibilità davanti a tutti?
Si, molto meglio eliminare qualunque segno di miracolo, qualunque segno che potesse anche solo far insinuare l’ombra di un dubbio nella supremazia umana rispetto al divino. Meglio cancellarne ogni traccia. Meglio eliminare Dio stesso. Anche oggi. Anzi, oggi più che mai.
Mi viene in mente una richiesta insolita che una mattina, appena entrata al posto di lavoro, un collega preoccupato del mio futuro mi aveva rivolto, lasciandomi letteralmente senza parole per alcuni istanti: “Sai, ora che stai cambiando ufficio, sarebbe meglio lasciare perdere quel crocifisso… Non piace a qualcuno che conta… magari tienilo nel cassetto, ma non appenderlo al muro.”
Un consiglio da amico. Che ho tralasciato di seguire.


Via il Crocifisso. Già, via all’unico vero specchio. Troppo scomodo. Via al dolore osceno dell’Innocente. Osceno, perché ci inchioda alle nostre mancanze.
Le nostre miserie ci condannano, appese ai muri delle scuole. Le assenze urlano più forte da quelle mani bucate e sanguinanti che dai registri dei professori. Ma gli occhi dei nostri bimbi devono riposare sull’immagine del successo, non sull’icona del fallimento.
Via il Crocifisso dalle aule dei tribunali, dove il Suo sguardo morente abbraccia di misericordia scritte bugiarde che inneggiano a una giustizia uguale per tutti.
Via il Crocifisso dai posti di lavoro. Il tempo è denaro, l’attività non va interrotta e disturbata da quegli occhi che, solo a fissarli un attimo, ci potrebbero carpire un’emozione involontaria di pietà. Non è tempo, non è il luogo. Non va bene.
Via ogni barlume di responsabilità verso l’altro, verso il più debole, l’altro che si carica ogni giorno sulle spalle le conseguenze del nostro egoismo. E che ogni giorno si accascia e muore sotto il peso dell’indifferenza. La nostra.
Via ogni Crocifisso malato senza speranza, inchiodato su un letto e pronto a partire per l’altrove, come piuma a cavallo di un soffio. Via ai Crocifissi che si infrangono sulle nostre belle coste dentro barconi arrugginiti, ricchi solo di sogni e di speranza.
Via ogni Crocifisso senza fissa dimora, quelli che non puoi neppure appendere ai muri, perché un muro non ce l’hanno. Ma hanno la sfrontatezza di circolare per strada coi loro abiti sporchi, con la vita chiusa dentro poche buste e quello sguardo penetrante che ti inchioda. Via anche loro.
Via i Crocifissi invisibili che dimorano in grembi inospitali, tanto inospitali che troppo presto, da nidi accoglienti, si trasformano in gelide tombe di carne. Perché morte e vita, a volte, si incontrano nello spazio di un istante. Piccoli Crocifissi tanto poveri da non avere neppure un nome.

Ma Tu sei il Signore, così Signore che ci conservi la gioia di credere che anche noi, pur così fragili e miseri, possiamo aiutarti. E nel segreto del cuore, nel tempio sacro dove solo Tu hai accesso, un piccolo Crocifisso di carne si imprime nel cuore. Da qui, nessun uomo potrà più scalzarlo.

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