mercoledì 23 aprile 2014

Lo sguardo

L’avevo cercato a lungo senza neppure saperlo. Quando l’ho incontrato, attraverso uno sguardo amorevole e paziente, che mi ha inseguito e accompagnato nel tempo attraversando persone e situazioni diverse, mi ha messo in crisi. Ma ancora non capivo.
Ero ai primi mesi di gravidanza. Mi trovavo davanti alla cassa di un supermercato e quel giorno ero cupa e sovrappensiero.  Ad un tratto ho avuto la netta sensazione di essere guardata, ma con una forza che mi richiamava in modo irresistibile. Mi sono voltata di lato e l’ho visto: un bambino, poteva avere non più di dieci mesi. Stava beatamente seduto nel passeggino, e aspettava che mi voltassi. Appena i nostri occhi si sono incontrati mi ha regalato un sorriso pieno di conforto, così rassicurante che ho provato un tuffo al cuore dall’emozione. Non era un semplice sguardo, era molto di più. Da quegli occhi mi guardava Qualcuno che non conoscevo, anzi, che non riconoscevo. Ma il cuore trovava pace.

Un altro episodio. Percorrevo un marciapiede, mattina presto: incontro un uomo con barba lunga e un’aria profonda e antica, che non so spiegare. Al collo aveva una croce. Mi passa vicino e mi fissa. No, mi trapassa. Un tuffo al cuore. Ancora quello sguardo, che non so decifrare ma che riconosco essere lo stesso che mi segue amorevolmente, da tempo, attraverso occhi diversi…




Nel corso degli anni, ho vissuto altre esperienze simili.

C’era un quadro appeso nella casa dei genitori di mio marito, dove Gesù, seduto ad una tavola modesta, spezzava il pane davanti a due uomini che lo guardavano estasiati. Non sapevo cosa rappresentasse, ma mi affascinava. Avrei voluto essere lì, dentro quella scena così traboccante di semplicità e bellezza. Molti anni dopo ho saputo che erano i discepoli di Emmaus, quelli che dopo la Risurrezione l’avevano incontrato lungo la via, quelli che ci avevano parlato ma non l’avevano riconosciuto se non al momento dello spezzare del pane, nella loro casa.



E un giorno, dopo averlo più volte incontrato, dopo averlo guardato a lungo e avere sentito le sue parole che guariscono e illuminano, finalmente anche io l’avevo riconosciuto. Nella Parola e nel Pane. Nell’incontro sincero con l’altro.
Perché Gesù vive nel tempo, nel nostro tempo. E’ qui, con noi. Oggi. La fede è frutto di un dono. Io quel dono l’ho ricevuto e cerco con ogni mezzo di conservarlo come il bene più grande e prezioso della mia vita. Per niente al mondo vi rinuncerei.

Ora anche io dico, insieme ai discepoli: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera…”


Nessun commento:

Posta un commento