L’avevo cercato a lungo senza neppure
saperlo. Quando l’ho incontrato, attraverso uno sguardo amorevole e paziente,
che mi ha inseguito e accompagnato nel tempo attraversando persone e situazioni
diverse, mi ha messo in crisi. Ma ancora non capivo.
Ero ai primi mesi di gravidanza. Mi trovavo
davanti alla cassa di un supermercato e quel giorno ero cupa e
sovrappensiero. Ad un tratto ho avuto la
netta sensazione di essere guardata, ma con una forza che mi richiamava in modo
irresistibile. Mi sono voltata di lato e l’ho visto: un bambino, poteva avere
non più di dieci mesi. Stava beatamente seduto nel passeggino, e aspettava che
mi voltassi. Appena i nostri occhi si sono incontrati mi ha regalato un sorriso
pieno di conforto, così rassicurante che ho provato un tuffo al cuore dall’emozione.
Non era un semplice sguardo, era molto di più. Da quegli occhi mi guardava Qualcuno
che non conoscevo, anzi, che non riconoscevo. Ma il cuore trovava pace.
Un altro episodio. Percorrevo un marciapiede,
mattina presto: incontro un uomo con barba lunga e un’aria profonda e antica,
che non so spiegare. Al collo aveva una croce. Mi passa vicino e mi fissa. No, mi
trapassa. Un tuffo al cuore. Ancora quello sguardo, che non so decifrare ma che
riconosco essere lo stesso che mi segue amorevolmente, da tempo, attraverso
occhi diversi…
Nel corso degli anni, ho vissuto altre esperienze
simili.
C’era un quadro appeso nella casa dei
genitori di mio marito, dove Gesù, seduto ad una tavola modesta, spezzava il
pane davanti a due uomini che lo guardavano estasiati. Non sapevo cosa
rappresentasse, ma mi affascinava. Avrei voluto essere lì, dentro quella scena
così traboccante di semplicità e bellezza. Molti anni dopo ho saputo che erano
i discepoli di Emmaus, quelli che dopo la Risurrezione l’avevano incontrato
lungo la via, quelli che ci avevano parlato ma non l’avevano riconosciuto se
non al momento dello spezzare del pane, nella loro casa.
E un giorno, dopo averlo più volte incontrato, dopo averlo guardato a lungo e avere sentito le sue parole che guariscono e illuminano, finalmente anche io l’avevo
riconosciuto. Nella Parola e nel Pane. Nell’incontro sincero con l’altro.
Perché Gesù vive nel tempo, nel nostro tempo. E’
qui, con noi. Oggi. La fede è frutto di un dono. Io quel dono l’ho ricevuto e
cerco con ogni mezzo di conservarlo come il bene più grande e prezioso della
mia vita. Per niente al mondo vi rinuncerei.
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