lunedì 7 aprile 2014

In cammino

Ogni passo è una scoperta, sia che questo avvenga nello spazio segreto dell’anima che nei segni esteriori. E ogni passo in avanti, ogni singolo gesto di apertura verso l’altro, in realtà è un passo verso me stessa. Mi sorprendo ogni giorno come parte di un tutto immenso, mistero a cui tendo fin da che ricordo di esistere.
Cammino, forse da un’ora. La strada sale verso la cima del colle su un versante profumato di macchia mediterranea. Il vento di maestrale ha spazzato via l’umido e il mondo riprende il suo colore e i contorni di ogni cosa appaiono netti e precisi.
Alzo lo sguardo al cielo…


… Ricordo ancora quella gonna di panno plissettata a quadri rossi, gialli e bianchi. Me l’aveva confezionata mia madre nei ritagli di tempo con un ritaglio di stoffa del suo vestito. Io ero orgogliosa di riprodurre in piccolo un pezzo di lei attraverso quei colori che sapevano di amore.
Quando la indossai per la prima volta cinguettavo per tutta la casa in attesa che anche lei fosse pronta a tuffarsi insieme a me tra la folla, in quel caos di gambe che mi arrivavano al viso. E poi vetrine colorate, scalpiccìo di tacchi di donna, le scie di profumi sconosciuti da seguire come un cane da caccia. Tutto era nuovo, tutto brillava di vita, i miei sensi non si potevano saziare. Proprio come ora su questo colle. Stavo appesa alla mano di mia madre, saltellandole al fianco per tenere il ritmo del suo passo deciso. Di tanto in tanto inciampavo e d’istinto le stringevo più forte la mano. Lei rispondeva alla stretta con la velocità del pensiero, come fossimo un unico corpo. Mi affascinava quell’intesa, vivevo immersa in quel magico mondo pieno di stimoli ma che risvegliava uno strano sentimento che mi portava a vivere con intensità ogni singolo gesto per non sprecare neppure un attimo. In qualche modo percepivo che non sarebbe durato per sempre. Anni dopo avrei capito che quel sentimento aveva un nome: nostalgia. Ma intanto i miei polmoni si dilatavano di gioia selvaggia mentre, al riparo della sua mano, sperimentavo il mondo. Una  pozza d’acqua nella quale specchiarsi  e… cioc… un grande salto per non bagnarsi.
Anche ora mi specchio in una pozza d’acqua. Immagine distorta. Ma la vedo solo io. Io e Dio.

Un giorno vorrei abbassare lo sguardo e scoprire sul pelo dell’acqua, fatta ormai trasparente, la Tua immagine. 

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