Voglio farmi più
bella. Ho deciso di iniziare dal viso.
Voglio rifarmi il naso.
E’ tanto che desidero
ritrovare quelle tonalità fiorite che non sento più. Sono passati gli anni, ho quasi
dimenticato la vivacità dei toni freschi e frizzanti di certe piante
mediterranee che partoriscono fiori tanto piccoli da risultare quasi
insignificanti, ma che sanno suscitare emozioni intraducibili. E poi, quel profumo di pulito, alla lavanda, quel
profumo di lenzuola stese ad asciugare al sole, all’aria, nei terrazzi. Profumo
di quotidianità.
Voglio rifarmi gli
occhi.
Desidero togliere
dallo sguardo quella piega amara che tradisce il tempo passato inutilmente. Cercando
lontano quel che avevo davanti a me, quello che già mi stava a fianco. Voglio
ritrovare lo stupore dei primi anni, quando gli occhi esploravano con curiosità
la vita, senza pregiudizio, senza certezze. Occhi pronti a gioire dei colori. Pronti
ad esplorare la notte senza paura, sapendo che il sole ritorna sempre.
Voglio rifarmi le
orecchie.
Basta coi suoni
inutili, con le brutte parole, col rumore incessante e frenetico. Con le risate
prive di gioia. Ho voglia di voci di mamme amorevoli, voci di nonne sagge, di
canti di ninnananna, di carillon, di campane, di grida di bambini nei parchi.
Di giochi tra ragazzi, di canti di uccelli e miagolii nella notte. Gabbiani e
passeri. Suoni di cantieri, di fabbri, calzolai che battono chiodi, falegnami
che segano assi. Suoni di uomini al lavoro.
Voglio rifarmi la
bocca.
Ridarle il rosso
vitale di un sorriso amichevole, tracciarne i confini con lo stupore di una
preghiera accorata. Addolcirne l’interno con parole di amore per riassaporare
la gioia dell’incontro. Chiunque si presenti alla tua porta. Tacere in un
silenzio di ascolto. E quando necessario partecipare con la parola alla
creazione di un mondo migliore.
Voglio rifarmi gli
zigomi.
Per ritrovare
quella rotondità nel colore, la preziosità del rossore che proviene dal pudore
delicato, ben diverso dal rossore di vergogna di un cattivo pensiero, di un’azione
colpevole, di un cammino sbagliato.
Voglio infine
rifarmi i capelli.
Una folta chioma
lucente, segno della presenza di una vita interiore che abbellisce anche le
parti più lontane dal centro. Così come le fronde lucenti e fresche di un
grande albero sono segno della presenza di sane radici.
Voglio farmi
bella.
Ma di quella
Bellezza che è tanto antica e sempre nuova.
Come quella del
Vangelo.
Bellezza che sant’Agostino ha mirabilmente descritto.
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l'ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l'ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
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