lunedì 14 luglio 2014

Voglio farmi bella

Voglio farmi più bella. Ho deciso di iniziare dal viso.

Voglio rifarmi il naso.
E’ tanto che desidero ritrovare quelle tonalità fiorite che non sento più. Sono passati gli anni, ho quasi dimenticato la vivacità dei toni freschi e frizzanti di certe piante mediterranee che partoriscono fiori tanto piccoli da risultare quasi insignificanti, ma che sanno suscitare emozioni intraducibili.  E poi, quel profumo di pulito, alla lavanda, quel profumo di lenzuola stese ad asciugare al sole, all’aria, nei terrazzi. Profumo di quotidianità.

Voglio rifarmi gli occhi.
Desidero togliere dallo sguardo quella piega amara che tradisce il tempo passato inutilmente. Cercando lontano quel che avevo davanti a me, quello che già mi stava a fianco. Voglio ritrovare lo stupore dei primi anni, quando gli occhi esploravano con curiosità la vita, senza pregiudizio, senza certezze. Occhi pronti a gioire dei colori. Pronti ad esplorare la notte senza paura, sapendo che il sole ritorna sempre.

Voglio rifarmi le orecchie.
Basta coi suoni inutili, con le brutte parole, col rumore incessante e frenetico. Con le risate prive di gioia. Ho voglia di voci di mamme amorevoli, voci di nonne sagge, di canti di ninnananna, di carillon, di campane, di grida di bambini nei parchi. Di giochi tra ragazzi, di canti di uccelli e miagolii nella notte. Gabbiani e passeri. Suoni di cantieri, di fabbri, calzolai che battono chiodi, falegnami che segano assi. Suoni di uomini al lavoro.

Voglio rifarmi la bocca.
Ridarle il rosso vitale di un sorriso amichevole, tracciarne i confini con lo stupore di una preghiera accorata. Addolcirne l’interno con parole di amore per riassaporare la gioia dell’incontro. Chiunque si presenti alla tua porta. Tacere in un silenzio di ascolto. E quando necessario partecipare con la parola alla creazione di un mondo migliore.

Voglio rifarmi gli zigomi.
Per ritrovare quella rotondità nel colore, la preziosità del rossore che proviene dal pudore delicato, ben diverso dal rossore di vergogna di un cattivo pensiero, di un’azione colpevole, di un cammino sbagliato.

Voglio infine rifarmi i capelli.
Una folta chioma lucente, segno della presenza di una vita interiore che abbellisce anche le parti più lontane dal centro. Così come le fronde lucenti e fresche di un grande albero sono segno della presenza di sane radici.

Voglio farmi bella.
Ma di quella Bellezza che è tanto antica e sempre nuova.
Come quella del Vangelo.

Bellezza che sant’Agostino ha mirabilmente descritto.
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.

Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l'ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.



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